Di tutte le descrizioni che la TV fece in quel periodo questa è quella che piaceva di più al Generale Somervel delle NNU, senza tutte quelle inutili iperboli e quei sensazionalismi che la stampa era ultimamente solita inserire in ogni notizia.
Solo che questa non era una notizia qualsiasi. Era il Primo Contatto.
Will Taylor era un giovane di poche parole e questo gli permise di passare l’addestramento avanzato dei Marine senza grossi problemi - il silenzio era sempre apprezzato tra le fila militari. Non era mai stato in Venezuela e di certo non era un luogo che avrebbe mai voluto visitare insieme alla sua ragazza: anzi, odiava tutto ciò che riguardava il Sud America. Tuttavia, il futuro della Terra sembrava germinare ironicamente dentro quella repubblica federale.
«Tra tutte le assurdità degli ultimi giorni, quello che proprio non riesco a capire è perché non riusciamo a vedere nulla con i nostri fottuti e costosissimi satelliti». Dentro la camionetta Alejandro non era capace di tacere per più di dieci minuti.
«È inutile che continui con le tue stronzate, Alex; non riesco a sentirti con tutto ‘sto frastuono e, a dirla tutta, non ho neanche voglia di ascoltarti». Lo sguardo di Will era vacuo; non riusciva ad immaginare cosa li avrebbe aspettati laggiù.
Will ed Alejandro erano seduti fianco a fianco dentro la jeep militare in corsa. Erano sbarcati sulle coste di Caracas da appena quattro ore e da allora non avevano smesso di girare tra le impervie stradine sterrate che attraversano la foresta. Le loro macchine di tattica militare - o MTM, come erano ormai più comunemente chiamate - vibravano in continuazione, scaricando un flusso di dati senza fine. Decine e decine di informazioni continuavano ad apparire sui loro schermi; d’altra parte c’era da aspettarselo: il Generale Somervel aveva più volte assicurato che tutte le truppe sarebbero state opportunamente coordinate per l’intero corso dell’operazione “Discovery”.
«Will, scendi dalle nuvole e ascoltami un secondo», disse Alejandro su di giri. «Hai provato a connettere il segnale dell’MTM col punto di ritrovo? Mi spieghi perché non arriva nulla? Perché tutti quanti fanno finta che tutto vada bene, cazzo?».
Will sospirò, cercando di nascondere l’ansia che stava gli crescendo dentro. «Per l’ennesima volta, ascoltami bene, Alex: ci sono cose che non sappiamo e non possiamo sapere. Fa’ il soldato una buona volta e attieniti agli ordini. Smettila di trastullarti con l’MTM e ripassa il piano di infiltrazione. Non dovrebbe mancare molto».
«Signorsì, signore!», disse Alejandro, portando la mano alla testa con sarcasmo. Rimase in silenzio qualche istante, ma poco dopo riprese: «È solo che non capisco come tu faccia a non chiederti che fine abbiano fatto i caccia che sono partiti due ore fa. Porca puttana, ci stiamo addentrando nella la fossa del leone e non abbiamo nemmeno la carne col sonnifero per addormentarlo. Anzi, non sappiamo manco se sia un leone o un drago!».
Will cercava di mantenere la calma. L’addestramento serviva anche a questo: farsi poche domande, gestire l’ignoto, agire in velocità. Tuttavia non riusciva a liberarsi della strana sensazione che ciò che li aspettava - il famoso obiettivo X - sarebbe stato qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il pensiero comune.
Nessuno era veramente pronto e nessuno lo sarebbe stato.
Era una bolla. Enorme. Semitrasparente. Illogica. Aliena. Sovrastava tutto.
La camionetta militare cercò di penetrare dentro la bolla, ma si spense non appena le due ruote anteriori superarono la barriera semi trasparente.
Will scese dalla jeep, e il suo sguardo scrutò l’orizzonte che si stendeva davanti ai suoi occhi. Tutti i suoi muscoli si irrigidirono all'unisono ed un senso di inquietudine profondo ed atavico si espanse dall'interno del suo stomaco fino ad arrivare al cervello.
Davanti a lui decine di caccia militari ancora fumavano dalla terra, schiantati al suolo come aquiloni senza vento.
Alejandro mise subito mano alla MTM, scoprendo che non dava segnali di funzionamento. Alzò il suo fucile M16 come d’istinto, sganciò la sicura ma si accorse che il grilletto era morbido. Provò a premere puntando l’arma verso l’alto ma nulla. Né l’M16 né la Beretta sparavano.
In lontananza si vedeva l’ombra di ciò che cadde dal cielo: enorme, imperiosa, estranea. Era il Primo Contatto.
Questo racconto percorre la leggenda di Primo Contatto: le storie che narrano un mondo come il nostro, in cui magia e tecnologia si confondono. Se ti è piaciuto puoi iscriverti al nostro sito o approfondire nella pagina del gioco di ruolo.
A presto con nuove storie!
[Foto © faaiq ackmerd]