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racconto breve

Post-contatto

Il sudore bruciava gli occhi. I muscoli erano al limite. Le mura erano vicine, eppure non così vicine.

Di norma due fratelli costruiscono quasi sempre un legame forte che prevarica l’amicizia e prospera nell’inconscio; il sangue è sempre un vincolo insolubile. Juan, invece, non avrebbe mai voluto nessun legame con Andres. Era il più piccolo dei due fratelli (sua sorella era scomparsa da tempo), ma non aveva mai vissuto sotto l’ala protettiva di Andres, anzi, ogni occasione era buona affinché il fratello maggiore dimostrasse sempre la sua superiorità, in tutto.

San Rafael era un paese di poche anime, e se una di queste è anche il tuo odiato fratello, la tua vita non poteva che essere in salita.
Ma il mondo cambiò. Quella enorme, maledetta, ammaliante cattedrale caduta dal cielo come una meteora, aveva creato un enorme bolla. Dentro quella bolla l’Uomo conobbe l’evoluzione in prima persona.

Tutto cominciò dopo qualche mese dopo il Primo Contatto. Sebbene la tecnologia non funzionasse, il DNA delle persone che abitavano limitrofe alla Bolla aveva cominciato a contorcersi e vorticare in maniera incredibile, qualcosa stava mutando dentro il corpo dei Venezuelani. Andres aveva cominciato ad avere forti mal di testa, non percepiva più il caldo torrido e il freddo pungente delle notti sull’altipiano. Ma soprattutto, sentiva un sussurro. Una flebile voce che si insinuava in ogni angolo della sua mente, che avvolgeva come un manto di velluto ogni suo pensiero.

In seguito cominciarono a manifestarsi i primi cambiamenti corporei: le arterie si gonfiarono come un bodybuilder sotto steroidi, il sangue che le percorreva emanava una sinistra luminescenza color ocra. Gli occhi si iniettarono dello stesso colore. Sebbene non avesse perso completamente le sue funzioni cognitive, la sua mente guardava oltre.

In quell’istante Juan capì che suo fratello era più importante di quanto avesse mai pensato, che il sangue non mente mai.

Sebbene Juan pesasse 70 chili, Andres continuava a correre con la sua zavorra sulle spalle.

Dietro di loro quella bestia assassina delle NNU non cedeva di un metro, Juan non capiva come un ominide fatto di acciaio, cavi elettrici e chissà quale strana tecnologia, potesse funzionare dentro la Bolla. Era tutto illogico, la tecnologia non poteva funzionare lì dentro. Quella specie di macchina umana invece continuava a muoversi, puntare il suo braccio d’acciaio, far fuoriuscire quel maledetto cannone. Sentivano ormai solo le esplosioni dietro di loro, quando Juan ebbe modo di vedere cosa stava succedendo: quell’ominide scaricava proiettili di plasma luminosi che all’impatto distruggevano tutto ma non lasciava detriti, tutto implodeva al suo interno!

Non ebbe tempo di voltarsi che Andres perse il suo slancio inumano capitolando per terra a pochi centimetri dall’ultima implosione. Gli occhi di Andres brillavano più del solito e le sue mani si strinsero nei pugni, anche questi brillavano e vibravano come intrisi di elettricità. Si voltò verso l’uomo di acciaio che continuava ad avanzare e senza preavviso si lanciò con uno scatto fulmineo contro di esso.

«Andres! Che cazzo fai, ti ammazzarà!»

L’urlo di Juan sovrastava ogni suono ma le orecchie di suo fratello maggiore non potevano più percepire alcun linguaggio. Il post-umano delle NNU seguiva il suo protocollo, nessun nativo poteva scappare dal perimetro. Il pugno di Andres si muoveva a velocità incredibile e riuscì a centrare in pieno il braccio-cannone del post-umano. Tuttavia il cannone riuscì a sparare un colpo. Il rumore fu assordante ed innaturale, un fischio vibrò nell’aria e dopo il fumo, Juan notò che il braccio del post-umano mostrava dei cavi rotti, il cannone era distrutto e la mano del fratello continuava a vibrare dei ganci possenti contro il corpo del nemico.

Non poteva crederci, Andres aveva perforato il corpo in metallo del post-umano. Lacrime di speranza rigavano le guance di Juan come mai gli era successo…

Senza alcun preavviso un fascio di luce rubina scaturì dai suoi occhi e investirono in pieno il volto di Andres, che come un automa continuava a sferrare pugni.

Ci fu qualche secondo di silenzio, e il corpo dell’iperiano cadde a terra esanime, senza volto.

«Obiettivo primario: fallito. Continuo la missione da protocollo. Obiettivo secondario: recuperare nativo in incubazione.»

Il post-umano si rialzò con fatica da terra, toccò la sua MTM sul braccio ma non dava più segnali di funzionamento. Riprese quindi la sua avanzata verso il ragazzo che aspettava immobile ad una ventina di metri.

«Non.. non.. No! Non è possibile! Non può essere vero… Andreeeeeees!»

La disperazione di Juan fu il catalizzatore, in un istante le arterie delle sue gambe si gonfiarono ed incominciarono a brillare di ocra, i sui occhi diventarono dello stesso colore e l’istinto di sopravvivenza riempì la sua testa. Rialzatosi subito, piegò le sue ginocchia e fece un balzo con tutte le sue forze verso la direzione verso la quale fuggiva. Le sue doti nascoste stavano venendo a galla. Saltò in aria per dieci metri e distanziò l’inseguitore di altri 50 metri in pochi secondi, le sue gambe si muovevano come un ghepardo ed in una manciata di minuti si ritrovò davanti ad un muro immenso e scuro. Il ragazzo riuscì a scovare un buco sulle mura a qualche metro di altezza, balzò in alto ed entro nell’apertura che dava su un corridoio poco illuminato. Cominciò a correre verso l’interno quando la sua gamba fu bloccata da un cavo d’acciaio che si era annodato attorno alla sua caviglia. 

«La tua fuga si è conclusa, non fare resistenza e ti porterò al sicuro fuori dal perimetro.» La voce metallica del post-umano delle NNU rimbombava dentro il tunnel.

Come un animale messo spalle al muro, in una foga suicida, Juan si preparò a scagliarsi contro il post-umano utilizzando tutte le sue forze quando una nebbia irreale cominciò a riempire il cunicolo e rendere impossibile la vista a pochi metri.

Dalle spalle di Juan spuntarono due corna caprine che anticiparono un viso di donna di rara e sinistra bellezza, una mano sinuosa si posò sulle spalle del ragazzo e in un istante le voci flebili nella testa del giovane venezuelano diventarono delle litanie immense e profonde che inebriarono la sua mente e inibirono le sue paure. Juan abbasso il capo e rilassò i muscoli pervaso da una pace interiore, dimenticò anche il suo nome. L’attenzione si spostò quindi sul post-umano:

«Sei tu P0, ti aspettavo.» Una voce suadente ma profonda uscì fuori dalle labbra rosse dell’essere dalle sembianze umane che emanava un’immensa aura estranea. 

«Sei l’elemento più interessante sul quale abbia posto interesse da quando ho messo esistenza su questa terra. Un cuore umano dentro un corpo gelido. Verrai trattato con attenzione e rispetto.»

Un sorriso sinistro si stagliò sul viso della donna dalle vesti rosse.

P0 cercò subito di riattivare la sua MTM e innescare il codice rosso, non era previsto che dovesse essere attivato durante questa missione. Ma uno schiocco di dita rimbombò nel tunnel e tutte le sue funzioni smisero di funzionare. Cadde a terra con un pesante tonfo ed il silenzio pervase il corridoio per lungo tempo.

«Tu-tum, tu-tum, tu-tum», Un cuore pulsava irrealmente dentro una teca di vetro.


Questo racconto percorre la leggenda di Primo Contatto: le storie che narrano un mondo come il nostro, in cui magia e tecnologia si confondono. Se ti è piaciuto puoi iscriverti al nostro sito o approfondire nella pagina del gioco di ruolo.

A presto con nuove storie!

[Foto © Stefan Keller]

Diventi Pubblicato il 03/08/2019
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