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racconto breve

Il figlio del profeta

Jayden faceva di tutto per apparire sicuro e autoritario. Certo, il distaccamento che lo accompagnava un po’ aiutava, ma era la vista di quel misero villaggio che alimentava così intensamente la sua furia.

Questo racconto è stato aggiornato alla luce di quanto emerso nei playtest di Attacco a Serenity.

Finalmente era giunta la sua ora. Jayden ci aveva messo settimane per ottenere uno squadrone di Protettori tutto per sé. Era stato costretto a mandare avanti quella pazza di Naay e a portarsi dietro il piromante, ma tutto sommato aveva ottenuto ciò che voleva: un piccolo esercito. Serenity era esattamente come la ricordava: un angolo tranquillo e soave, appena toccato dalla vegetazione pluviale che ormai infestava tutto il dominio di A'Cacicca. Ma le persone? Erano rimaste davvero così miserabili come le aveva lasciate? Alla vista della sentinella sugli spalti della palizzata gli venne un nodo in gola. Potevano opporre resistenza.

“Apri subito il cancello.” Ordinò Jayden. “Se non farete scherzi, nessuno si farà male”. Contro ogni aspettativa, la sentinella ubbidì subito. Erano davvero così inetti.

“Chiamatemi il Profeta e radunate tutti sulla piazza.” Jayden faceva di tutto per apparire sicuro e autoritario, atteggiamento che gli riusciva praticamente spontaneo; quei contadinacci, o Los Niños come si facevano chiamare, non mostravano alcuno spirito combattivo. Dopo alcuni istanti un uomo si presentò a lui e dietro lo seguiva una piccola folla. Non era anziano, ma il suo viso era scavato e i capelli mezzi sbiancati. Sembrava invecchiato precocemente.

“Eccoti finalmente, Profeta.” Jayden sorrise.

“Jayden, sei tornato.” Rispose il Profeta.

“È così, padre, ma non sono più ciò che ero.” La voce di Jayden tremò leggermente. “Consegnaci i dotati. Sappiamo che sono qui.” Avrebbe ottenuto ciò che voleva, in un modo o nell’altro.

“Sei davvero caduto così in basso, Jayden? Questa è anche la tua gente, sono i tuoi amici. Non farai loro del male, sento che non lo vuoi.”

“Mettimi alla prova.” Ormai era tardi per i sentimentalismi. “Te lo ripeterò una sola volta: dove sono?”

“Non sono più tra noi, in un certo senso.” Il Profeta aveva l’aria enigmatica. “Questo Nuovo Mondo è più di una sciagura, è una prigione. Ma loro sono la chiave per un futuro migliore e non tu non puoi far nulla per impedire che il loro destino si compia.”

“E sia, vecchio.” Jayden schioccò le dita e tutto attorno divamparono fiamme.

[…]

Dopo pochi giorni erano rimaste poche case da demolire e i dotati ancora non si erano fatti vivi.

“Maledizione, ma dove sono?!” Pensò Jayden tra sé e sé e picchiettava il piede come un ragazzino. Fu allora che con tempismo perfetto lo interruppe la voce squillante di Naay, la sua seconda in linea di comando. Quella donna aveva gli occhi di una pantera e la mente di un serpente, ma non aveva ancora capito se la cosa lo eccitasse o lo spaventasse.

“A rapporto, padron. I dotati sono stati individuati. In realtà, saranno qui a momenti.” riportò Naay. 

“Molto bene, procediamo. Sapete cosa fare.” Rispose calmo Jayden.

I Protettori si attivarono all’unisono, il piano era stato congeniato in estremo dettaglio. Vestirono sopravvissuti e prigionieri con giacche di pelle, prima di mescolarsi tra loro.

“Mettetevi a semicerchio, sarà uno spettacolo da non dimenticare.” Jayden attivò il flusso di iperio e subito tre globi tecnomantici si attivarono fluttuando attorno alle sue spalle. “Siamo pronti a ricevervi.”

[Foto © wallbase]

Diventi Pubblicato il 06/03/2024
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