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racconto breve

Nella tana del bianconiglio

«Impossibile.» pensò Alejandro «Le MTM sono parti integranti di noi Celestial!»

Le scimmie correvano impazzite verso il soldato, pronte a strappare brandelli di tessuto e carne come macinatrici infernali. Alejandro Riveira, agente operativo delle NNU, si sistemava chino su se stesso, come un atleta preparato a scattare per i 100 metri. Prima che le sue gambe potessero esplodere nell'ultimo disperato assalto, a pochi secondi prima dell’impatto contro le scimmie iperiane, il soldato sentì un sibilo fortissimo vicino al suo orecchio, poi un secondo e un terzo. Sentì odore di sangue, qualcosa gli aveva tagliato la guancia sinistra come un proiettile, ma prima che potesse mettere la mano sulla ferita un fischiante scoppio di luce lo sbalzò indietro di diversi metri. Passarono alcuni attimi prima di riaprire gli occhi. La maggior parte delle scimmie iperiane erano riverse a terra, bruciate da una sostanza verde luminescente che aveva lasciato delle piccole fiammelle sulla loro pelle. Non tutte erano state abbattute: tre o quattro riuscirono a a balzare lateralmente e proseguire la propria corsa verso la preda. Alejandro era stremato a terra e per un istante decise di arrendersi al fato, pronto a diventare il pasto di quelle bestie estranee. Portò le braccia al viso, nell'ultimo disperato movimento di difesa.

Non ci fu né un impatto né una lacerazione: le scimmie si stavano avventando contro tre figure scure. La prima era un uomo alto quasi due metri, con le spalle grandi quanto un divano e il viso coperto da una maschera nera, simile a quella dei giocatori di hockey. In mano portava una sorta di fucile con due grosse lame che seguivano la canna e la superavano in lunghezza. Le altre due figure erano più basse ma vestite di abiti para militari. Alejandro non riconobbe le loro insegne.

Le scimmie iperiane si stavano avventando verso l’uomo gigante e lui rivolse la sua arma verso le bestie, poi una donna inveì da una direzione diversa, impartendo un comando:

«Fermati Hudson! Non sprecare altro iperio o ti taglio la mano.»

L’uomo scrollò le spalle e fece quasi cadere il fucile, ma il movimento serviva solo per estrarre le due lame dalla canna. Ora in mano aveva due piccole spade dalla lama dritta che scintillavano al sole. Hudson piegò il busto in avanti, raccogliendo le braccia, e con un’agilità quasi impossibile per uno della sua stazza, si lanciò in avanti ruotando se stesso mentre le scimmie gli saltavano addosso. Dopo due secondi quattro teste animalesche caddero a terra, distanti dai loro corpi.

«Chi… Chi siete?!» La voce di Alejando tremò per un attimo, poi si ricompose. «Sergente RIveira, distaccamento nella bolla numero 3. Sono delle NNU, per favore non sparate!» Hudson rise con le lame ancora in pugno. Quando si girò pieno rivelò una maschera schizzata di sangue, così come il resto del corpo. Era pauroso a vedersi. Dietro di lui c’erano gli altri due apparentemente disarmati, ma su uno di loro fluttuavano misteriosamente tre sfere di acciaio brillante.

Una voce soave ma con un che di autoritario ruppe il silenzio. «Ma tu guarda, un pesciolino volante delle Nuove Nazioni Unite...» la donna fece un respiro «Non poteva essere una giornata più fortunata!». Alejandro ebbe il coraggio di alzare lo sguardo per vedere il viso della sua interlocutrice ms un colpo secco lo colpì alla nuca e per lui fu tutto buio.

Quando Alejandro si svegliò non era più nella giungla. Era in una stanza enorme che emanava un forte calore, quasi tutto era illuminato di rosso e tutto attorno c’era un via vai di paramilitari che portavano casse e materiali.

«Oh, la nostra piccola sardina si è svegliata» Era svenuto per chissà quanto tempo, ma riconobbe subito l’ultima persona che l’aveva catturato. Doveva essere una cacciatrice di teste o qualcosa del genere. «Devo dire di essere molto contenta, sei stato un regalo tanto inatteso quanto prezioso…» La donna si avvicinò e finalmente Alejandro le scorse il volto: era allungato sul mento e mostrava degli zigomi leggeri ma pronunciati. Era affascinante e sinistra allo stesso tempo. «Grazie a te potrò accedere alle comunicazioni internazionali in totale anonimato. Come, ti chiederai? Le vedi quelle casse? Grazie al mio iperio potrò far funzionare questo aggeggio, così come tutti gli altri, quando lo riterrò più opportuno».  Il suo sguardo divenne ancora più sinistro, con un ghigno diabolico che si stagliava sul suo viso. «Chiunque vorrà un po’ di tecnologia dovrà approvvigionarsi da me. E grazie a te non potremo mai essere localizzati. Sarà il nostro piccolo segreto, d’accordo?» Fece per andarsene, ma si voltò un ultima volta «Comunque non ti preoccupare, noi Cuspidi non siamo delle bestie.» continuò con voce pacata, «Ho fatto fare un lavoro ben fatto e stai certo che non proverai dolore. Non siamo dei pazzi torturatori».

Alejandro non capì subito poiché era bloccato con della corda kevlar, seduto per terra e con le braccia quasi conserte. Poi guardò bene la donna e vide che aveva una MTM in mano che brillava, molto simile alla sua. «Impossibile.» pensò il soldato, «Le MTM sono parti integranti di noi Celestial.» Infine guardò in basso verso le sue braccia e vide qualcosa che lo sconvolse fin dentro le budella: il suo avambraccio destro non c’era più. Quella era la sua MTM, il suo braccio era stato mutilato chirurgicamente e richiuso con bende auto-curanti. La sinistra donna si stagliava in mezzo a quella stanza assurda, grande quanto la sala di un castello medievale, piena di paramilitari e con delle fiamme che uscivano dal piedistallo al centro della stanza. Qualcosa di incredibile e assurdo stava per accadere.

[Foto © KlausPillon]

Diventi Pubblicato il 06/07/2022
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